La vita universitaria

DOPO QUATTRO ANNI DI DURA MISERIA , ECCOMI ALLA RHODES UNIVERSITY, A GRAHAMSTOWN, SUD AFRICA

Si aprono per me le porte del paradiso, perché qui ci sono ragazze che non indossano castigate uniformi da palestra e non raggiungono a piedi la chiesa in formazione anti-coccodrillo. Fino a quel momento non avevo mai immaginato quanto calde e morbide fossero queste splendide creature, o come fosse dolce il loro profumo.

Da quel momento in poi, non pensai a nient’altro che a loro. Persino i libri giacevano dimenticati nella febbrile eccitazione di questa nuova scoperta. Nelle lunghe vacanze durante l’Università lavorai nelle miniere d’oro, sulle navi merci e sulle baleniere. Misi così da parte abbastanza soldi per comprare una Ford T e finanziare le mie sperimentazioni amorose. Tenendo conto di tutte queste attività extra curriculari, mi stupisce ancora che io abbia ottenuto un diploma di laurea.

Uscii anche dalla mia torre d’avorio e piombai nel mondo reale. Capii che non potevo sfruttare mio padre a tempo indeterminato, e che da me ci si aspettava che trovassi prima o poi una qualche forma di occupazione. Decisi allora che sarebbe stato saggio fare quello che mi riusciva meglio. Andai da mio padre e gli annunciai che sarei diventato giornalista, o, se non fossi riuscito nell’intento, cacciatore professionista. Mio padre inorridì.

«Non essere idiota,» mi disse «Morirai di fame. Vai e trovati un lavoro vero.» Finii per fare il commercialista, e poco dopo il marito e il padre di due figli. Avevo ventiquattro anni quando questo matrimonio mal concepito andò all’aria. Il pagamento degli alimenti per il mantenimento dei figli mi aveva lasciato senza un soldo. Il mio lavoro nel reparto delle imposte mi stava spegnendo e le serate erano lunghe e solitarie. Mi volsi ancora una volta al mio primo amore…  i romanzi. Ma a quel punto avevo deciso che ne avrei scritto uno invece di leggerlo soltanto. Avevo una fonte immediata di carta a portata di mano,  sull’intestazione c’era scritto Ufficio delle Entrate di Sua Maestà La Regina.

Con mio grande stupore, trovai molto rapidamente qualcuno disposto a pagare in contanti i miei sforzi creativi. Vendetti il mio primo racconto alla rivista Argosy per settanta sterline, che era due volte il mio stipendio mensile. Dopo una serie di altri colpi andati a tiro, ero pronto a prendere il largo. Scrissi un romanzo intitolato The Gods First Make Mad (Prima di distruggerti, gli dei ti rendono folle), un titolo atroce per un libro ancora più atroce. Scelsi una società di agenti letterari dall’Almanacco annuale degli Scrittori. Dopo aver loro inviato il mio capolavoro, raccolsero in mia vece una mole impressionante di lettere di rifiuto dai più importanti editori di tutto il mondo. Come il mio matrimonio, la mia carriera di autore best-seller si era schiantata al decollo. Tornai all’invio di accertamenti fiscali. Ben presto però quella sorta di prurito che può essere sedato solo con una penna in mano mi attaccò di nuovo.