Gli anni di scuola

COME QUESTA IDILLIACA ESISTENZA BRUTALMENTE FINÌ

Ecco come la vita meravigliosa che conducevo allora ebbe una fine improvvisa. Uno dei miei compagni venne mandato in collegio. Avevo solo un vaga idea di quello che volesse dire, ma sembrava una cosa molto eccitante. Suggerii quindi ai miei genitori che sarei dovuto andare in collegio anch’io. Mia madre scoppiò in lacrime di fronte alla prospettiva di perdere il suo bambino. Mio padre stabilì invece che l’esperienza mi avrebbe reso un uomo, e così, finii nel collegio Cordwalles, a Natal, Sud Africa.

Tutto ciò aveva comportato un viaggio in treno di tre giorni attraverso gran parte del Paese. Apprezzai immensamente la novità, nella prima settimana o giù di lì. Molto presto il cibo, le docce fredde, la disciplina e le funzioni religiose interminabili cominciarono a fiaccare il mio entusiasmo. Poi ricevetti la mia prima fustigazione: tre colpi su tutta la schiena con una canna sottile, per il crimine efferato di aver parlato dopo che erano state spente le luci nel dormitorio. Mio padre non sarebbe mai stato così ingiusto.

Chiesi udienza al direttore e gli dissi che, se a lui non dispiaceva, avevo pensato che sarebbe stata una buona idea tornare a casa al ranch. Purtroppo, gli dispiaceva, e non pensava affatto che la mia fosse una buona idea. Così ho scontato tutta la sentenza, otto anni di duro, triste lavoro. Se non avevi alcun interesse nell’afferrare o calciare palloni, e se odiavi il latino e la matematica, eri considerato un fannullone. Non era affatto bello essere considerato tale. Ti rendevano un paria. Ma che andassero pure tutti all’inferno. Avevo il mio antidoto: avevo i miei libri.

La biblioteca della scuola aveva un settore speciale, nella galleria al piano superiore, dedicato alla narrativa. Ci saranno stati oltre un migliaio di titoli. Ho iniziato ad un’estremità, avanzando rapidamente fino alla parte opposta della libreria. Il mio insegnante d’inglese era un signore di nome Mr Forbes, non era il suo vero nome. Ripensandoci ora, credo fosse gay. Aveva un registro in cui ogni settimana ci veniva richiesto di elencare tutti i libri che avevamo letto. La media della classe era zero, o uno a testa. In una settimana io arrivavo a sei o sette.

Questa mia attività, insieme al fatto che ero un bel bambino, catturò l’attenzione del sig Forbes. Diventai  il suo protetto. Discuteva come me dei libri che leggevo durante la settimana. Mi faceva sentire che essere un topo di biblioteca era lodevole, e non qualcosa di cui vergognarsi profondamente. Mi diceva che i miei scritti avevano grandi potenzialità, e discutevamo su come ottenere effetti drammatici, sviluppare al meglio i personaggi e far procedere la storia. Mi indicava gli autori che mi sarebbero piaciuti e i libri che avrei dovuto leggere. Mi chiamava persino “Wilbur” piuttosto che “Smith”, come se fossi davvero un membro della razza umana.

A fine anno, mi candidò per il premio al miglior elaborato in lingua inglese. Vinsi così il mio primo riconoscimento letterario. Il libro che ricevetti in premio lo aveva scelto il sig Forbes in persona. Ce l’ho ancora; ‘Introduzione alla letteratura inglese moderna’ di W. Somerset Maugham. Fu anche la prima volta che mi frullò in testa l’idea che forse, un giorno, avrei potuto far parte del pantheon degli scrittori, e vivere nell’Olimpo in mezzo a loro. Poi, all’inizio del nuovo semestre fui sconvolto dalla notizia che il signor Forbes aveva lasciato il personale della scuola, in fretta e inaspettatamente. Non seppi mai il motivo, solo ora posso azzardare qualche ipotesi.

Andai alla scuola superiore, Michaelhouse, ossia Accademia  di St. Michael per giovani gentiluomini. Era un nome improprio: non c’era un solo gentiluomo tra noi. Era tutto molto simile a prima, tranne che era molto peggio. Il cibo era pessimo e le botte più pesanti e più frequenti. C’era la stessa ossessione per gli sport di squadra e le materie scientifiche. Il college era situato ai piedi dei monti Drakensberg, gli inverni erano artici.

Il mio professore di inglese era anche il professore di scienze, e il suo cuore era totalmente rapito da  quest’ultimo ruolo. Non ebbe l’intelligenza di riconoscere del genio letterario quando se lo trovò sotto il naso. Non c’erano più premi di composizione letteraria per me. L’unica esperienza degna di nota è stata quella di aver avviato un giornale della scuola per il quale scrivevo l’intero contenuto, fatta eccezione per le pagine sportive. La mia colonna satirica settimanale era diventata abbastanza famosa, e circolava anche al  Wykham Collegiate e a St Annes, le due scuole femminili famose per ospitare le più belle ragazze che esistessero nel raggio di centinaia di miglia.

Alla fine dell’anno, assegnarono il premio “alla Carriera” al ragazzo che azionava la macchina Roneo per stampare il giornale. Il preside mi fece chiamare e mi spiegò che avevano scelto lui come simbolo di tutto il personale del giornale, ovvero me, e inutile dire poi che quel ragazzo era stato capitano della squadra durante il Second Eleven, il più importante campionato di cricket…